LAPIX: intervista allo studio Panebarco

Lo Studio Panebarco è uno studio d’animazione ravennate con una storia decennale che ha inizio dal suo fondatore, il fumettista Daniele Panebarco che da professionista della carta stampata ha saputo interpretare le dinamiche del mercato digitale al punto da fondare negli anni ’90 la Panebarco & C., una casa di produzione specializzata in storie interattive e multimediali per bambini e ragazzi. Dal 1995 al 2001 l’azienda ha firmato oltre 40 titoli per DeAgostini Multimedia: avventure interattive, atlanti, enciclopedie multimediali e molti di questi titoli sono stati anche tradotti per il mercato estero.

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Negli anni lo studio si è reinventato più volte adattandosi alle esigente del mercato e attualmente si occupa di animazione in ambito pubblicitario. La casa di produzione vede ancora come presidente il suo fondatore ma è gestita dai tre figli Marianna, Camilla e Matteo che da pochi anni hanno intrapreso una nuova avventura, quella di produttori indipendenti

Lo Studio Panebarco sarà tra i protagonisti dell’evento Lapix che si terrà a Forlì dal 14 al 15 ottobre e che sarà occasione di incontro tra professionisti del settore dell’animazione e del game in Italia. A questo proposito abbiamo incontrato uno dei pilastri dello studio, Marianna Panebarco per farle qualche domanda.

Lo Studio Panebarco è uno studio d’animazione che ha una storia molto particolare perché si intreccia completamente alla storia della tua famiglia. In questo contesto tu e i tuoi fratelli siete nati e cresciuti. Com’è stato crescere in un contesto così dinamico e creativo? Quanto ha influito sulla vostra fantasia e sul modo di guardare il mondo?

Noi siamo sempre stati una famiglia molto unita. Quando mio papà faceva il fumettista noi eravamo dei bambini e abbiamo vissuto quegli anni insieme a lui accompagnandolo a ogni fiera o evento di settore. Siamo cresciuti attorniati da autori di fumetti e disegnatori. Questa è stata un po’ la nostra infanzia. Anche se, ironia della sorte, nessuno di noi fratelli è poi diventato un appassionato di fumetti come mio padre. Ma crescere in un ambiente del genere ti fa anche capire come quelli che ci lavorano si divertano tantissimo facendo semplicemente i loro mestiere. E questa è stata una preziosa lezione per quando poi siamo entrati in quel mondo anche noi.

Invece, com’è stato crescere professionalmente per voi tre fratelli e trovare il vostro posto nell’azienda di famiglia? Di cosa vi occupate? 

Siamo tre persone differenti e quindi abbiamo fatto tre percorsi differenti. Mio fratello Matteo è sempre stato un appassionato di cinema e poi ha intrapreso la strada della modellazione 3D. Mia sorella Camilla ha fatto un percorso da informatica e poi ha portato le sue competenze nell’azienda di famiglia. Io invece ho studiato lingue e ho lavorato nei posti più disparati prima di realizzare che volevo costruire qualcosa di mio e ho deciso di impegnarmi per il nostro studio. Ma non è stato facile perché imprenditori si diventa pian piano, con l’esperienza. Però abbiamo sempre avuto una grande motivazione perché il fine ultimo è quello di fare qualcosa insieme noi tre. Da piccoli giocavamo insieme dalla mattina alla sera e da grandi è un po’ come se continuassimo quel gioco, trasformandolo tutti i giorni in una professione.

Il vostro studio si occupa principalmente di animazione per il settore pubblicitario ma adesso avete cominciato una nuova avventura con dei progetti indipendenti che sembrano davvero molto interessanti. Come è nato questo desiderio e da chi è partito?

Tutto è nato nel 2009 recuperando un vecchio fumetto di mio padre dell’87, scritto con un luminare della sostenibilità Enzo Tiezzi. Abbiamo rimaneggiato questa storia e l’abbiamo trasformata in una fiaba ecologica. É diventato un mediometraggio di 38 min dal titolo Il Sacco dell’Energia che ha avuto una sua distribuzione principalmente in teatri e scuole. Questo è stato il nostro primo banco di prova ma la vera molla è scattata più tardi, in coincidenza con la mia partecipazione al CNA Ravenna di cui ora sono vice presidente. Entrare a far parte di questo mondo mi ha aiutato a capire meglio le dinamiche della produzione indipendente e dei finanziamenti che la rendono possibile. Ed è solo quando mi sono sentita sicura delle mie competenze acquisite che abbiamo deciso di provare questa strada seriamente e abbiamo cominciato a lavorare a Caramelle.

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Uno dei progetti in sviluppo è appunto il cortometraggio “Caramelle”. Raccontaci qualcosa.

Caramelle è ultimato ed è pronto per cominciare a girare nel circuito festivaliero. Stiamo mettendo a punto la strategia con il nostro distributore Premiere Film Distribution ma partirà a breve. É stato un progetto molto lungo perché anche se è un cortometraggio ha avuto una gestazione di quasi tre anni. Io e i miei fratelli abbiamo scritto la trama ispirata a un fatto davvero accaduto nella nostra famiglia che abbiamo romanzato e trasformato in racconto. La storia è ambientata a Ravenna e la cosa è facilmente riconoscibile dal momento che i fondali sono tutti fotografici. Abbiamo scelto di non modellare in 3D tutta la città in parte per motivi artistici in parte per motivi di tempo, e quindi abbiamo optato per la tecnica mista. Gli sfondi sono fotografie in post produzione mentre i personaggi sono modellati in 3D. Lavorando a questo cortometraggio ci siamo ispirati molto ai nostri due punti di riferimento, Tim Burton da una parte e la Pixar dall’altra. Il character design è di Carlo Casavecchia che ha lavorato ai personaggi insieme a mio fratello Matteo Panebarco. Inoltre per questo corto siamo in coproduzione associata con Mediteraneo Cinematografica che ha molta esperienza in produzione di cortometraggi cinematografici ma è alla sua prima esperienza con l’animazione. E anche questo è un segnale molto bello. Il fatto che nascano collaborazioni tra piccole realtà che si spalleggiano a vicenda è certamente un segnale positivo per il settore.

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L’altro progetto è la serie “Le incredibili avventure di una famiglia creativa”. Raccontaci a che punto è la produzione e cosa vi aspettate da questa serie.

La protagonista sarà Nora, una ragazzina di 12 anni brillante ed empatica, super digital e molto creativa e curiosa. La classica ragazzina di oggi che sa quello che vuole, sa come ottenerlo e non si dà mai per vinta. Nora vive sospesa tra due mondi, da una parte quello della scuola ovviamente, dall’altra l’agenzia gestita da mamma, zii e nonni. Le sue avventure sono proprio caratterizzate dalla sua capacità di muoversi tra queste due realtà e portare spunti e soluzioni dall’una all’altra. L’idea di base è quella di rivolgerci a un pubblico di bambini intorno ai dieci anni infatti la nostra reference è Gumball, non tanto dal punto di vista dell’animazione, quanto per la sua capacità di parlare ai ragazzini di oggi, senza calare messaggi e insegnamenti dall’alto ma facendo una narrazione a più livelli. Al momento la serie è ancora in fase di pre produzione. La strada è lunga ma siamo molto determinati.

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Una domanda su Lapix, l’evento che si terrà a Forlì il 14 e 15 ottobre a cui prenderete parte insieme ad altri artisti. In questi anni avete cominciato a muovervi nel settore dell’animazione da produttori indipendenti. Cosa avete visto? In che direzione va l’animazione italiana? E quanto possono essere utili occasioni di incontro?

Si dice spesso che l’animazione in Italia è un settore minore, in realtà non lo è affatto. È trattata in questo modo ma ha un valore incredibile. Quello che ho potuto notare da quando ho cominciato a muovermi tra fiere e mercati (soprattutto in Francia perché in Italia non ce ne sono) è che il nostro paese è pieno di piccoli studi indipendenti. Ma non è solo la quantità che stupisce. Anche la qualità non è indifferente. C’è una competenza tecnica davvero molto alta. Tuttavia in Italia si tende a vedere l’animazione solo come produzione di cartoni animati per bambini. E in particolare di cartoni “ordinari”. Non si investe in animazioni fuori dal coro. Fortunatamente negli ultimi tempi ci sono state delle eccezioni (come nel caso di Zerocalcare) che speriamo facciano bene a questo mondo. Proprio per questo sono stata molto contenta dell’invito a Lapix. Perché di occasioni di networking e BtoB ce ne sono davvero poche nel nostro paese nell’ambito dell’animazione e in realtà ce ne sono poche anche in generale nel contesto del cinema italiano. Lapix è una bella occasione ed è molto bello anche che lo sostenga un festival come il Sedicicorto che non è specializzato in animazione.