Klaus – il capolavoro 2D di Netflix merita davvero?

A View Conference 2019 abbiamo assistito a tanti incontri eccezionali; tra questi, un panel dedicato a Klaus, commedia di Natale scritta e diretta da Sergio Pablos e prodotta da SPA Studios. Il film sarà distribuito da Netflix e verrà rilasciato a novembre. 

Jasper, postino irresponsabile e svogliato che essendo di buona famiglia non ha intenzione di lavorare, viene spedito per punizione ad affrontare la sua prima esperienza in un paesino del nord sperduto e dimenticato. Nella cittadina convivono due famiglie perennemente in lotta tra loro, e ogni abitante odia il prossimo con tutto se stesso. Anche i bambini vengono educati così, e non possono nemmeno andare a scuola.

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Jasper potrà tornare a casa solo se, in un anno, riuscirà a consegnare seimila lettere spedite dalla popolazione del luogo. Ma si tratta di un obiettivo impossibile, considerato che nessuno spedisce mai lettere! 

L’attacco del film non è forse dei più originali, ma la trama si sviluppa poi in modi inaspettati e molto ironici quando la storia di Jasper inizia a intrecciarsi con quella di Alva (insegnante disoccupata e disillusa che spera di andarsene) e Klaus, giocattolaio misterioso con un laboratorio pieno di giocattoli inutilizzati. Questi tre personaggi improbabili, ognuno con il proprio passato e con i propri sogni, riescono a dare vita ad una leggenda sul Natale fresca, piacevole e ironica, e Klaus potrebbe andare ad aggiungersi alla lista di film imprescindibili per una maratona Natalizia.

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Ma non è solo la trama a stupire: il film, realizzato in 2D, è tecnicamente strabiliante, e la resa delle luci e dei volumi è talmente perfetta da far sorgere il dubbio che si tratti di un prodotto 3D. Non a caso, Pablos è stato animatore e character design di capolavori 2D come Tarzan, Il pianeta del tesoro, Il Gobbo di Notre Dame. L’obiettivo alla base della realizzazione del film, ha spiegato il regista, non era quella di creare un prodotto “puro”, per segnare un passo avanti rispetto al 3D: nel film sono stati utilizzati in certi casi degli oggetti 3D per velocizzare la produzione, ma si è trattato di componenti minime; il grande lavoro è stato fatto dagli straordinari animatori che sono riusciti a rendere l’effetto grazie ad una serie di livelli di colore e ombra sovrapposti gli uni agli altri. Alcuni particolari effetti, come i riflessi di luce sui vestiti, sono stati realizzati con delle maschere e animati grazie all’interpolazione.

Cosa dire dunque del punto a cui queste due diverse tecniche, 3D e 2D, sono arrivate? Sembra sempre più evidente che mentre le produzioni mainstream continuano a puntare su un 3D semirealistico di grande qualità, sempre più film puntino su un aspetto grafico originale e fresco, e forse anche più immersivo. Che si tratti di 3D mascherato da 2D tramite toon shading, o viceversa un 2D più tridimensionale e meno piatto, l’obiettivo partendo da due diversi mondi e quello di arrivare allo stesso risultato: attirare l’attenzione del pubblico, farlo sentire coinvolto in una storia più magica e accattivante, lontana dalla freddezza del realismo. Si sa, anche nel cinema d’animazione ci sono mode e stili che passano col tempo; ma certamente l’unione tra queste due tecniche apre a un futuro in cui non si parlerà più di 2D contro 3D, ma solo di come rappresentare una storia in modo che sia stupefacente.

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