I Primitivi: la recensione del nuovo film dei creatori di Galline in fuga

La più grande produzione Aardman nei suoi oltre 40 anni di storia, iniziata nel maggio del 2016 e conclusasi a dicembre 2017, arriva finalmente al cinema I Primitivi, film d’animazione dei creatori di Galline in fuga, Wallace & GromitGiù per il tubo, Pirati! e Shaun, vita da pecora. 

La regia è di Nick Park, famosissimo animatore, già regista di alcuni episodi della serie della BBC Wallace & Groomit, e co-regista di Galline in fuga, qui al suo effettivo esordio in un lungometraggio d’animazione unicamente affidato a lui.

La storia è quella di Dag, ragazzino membro di una tribù di primitivi che vivono sereni in una valle rigogliosa, isolata dal resto del mondo. Se la vita della tribù solitaria è rimasta all’età della pietra, tutt’attorno, invece, impera l’età del bronzo. Ed è proprio a causa di questo prezioso minerale che la vita della piccola comunità subirà un vero e proprio scossone. Un giorno, infatti, il potente Lord Nooth invade la loro terra per estrarre il bronzo e confina i primitivi lontano da casa nelle “bad lands”, terre inospitali e piene di pericoli. Per riconquistare la loro dimora Dag deciderà di puntare sul vero punto debole della società del bronzo… la passione sfrenata per il gioco del calcio! E sfiderà la squadra più importante in una partita memorabile. 

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Pur mantenendosi fedele a un intrattenimento leggero, fatto di gag semplici e comicità genuina, rivolto a un target giovanile, I Primitivi conferma la volontà di parlare anche al pubblico adulto seppellendo, sotto l’apparenza di un lungometraggio senza troppe pretese, un’acuta satira alla nostra società nei suoi aspetti più caratteristici. Ma non è tutto. Con quest’ultimo lungometraggio Nick Park sembra voler portare le proprie produzioni a un altro livello, e la ricerca stilistica dietro questo film fa, in effetti, la differenza. L’età della pietra, come anche quella del bronzo, è stata studiata in ogni piccolo particolare, dalle abitudini di vita, agli oggetti e indumenti utilizzati, per dare una ricostruzione il più possibile fedele. Anche l’ambientazione è un vero e proprio capolavoro di model animation, in grado di creare un perfetto stacco tra la rappresentazione profondamente realistica degli spazi e l’estrema stilizzazione dei personaggi. 

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La casa di animazione inglese Aardman si conferma così una delle più importanti case di animazione in stop-motion al mondo, fedele ai suoi inconfondibili pupazzi di plastilina che le hanno aperto il successo anche nel mercato statunitense. E il rimanere fedele all’ironia e allo stile britannico è stato la chiave del loro successo secondo il regista. «Anche per quanto riguarda la scelta del personaggio femminile, Ginna, che non può giocare a calcio perché donna, non è stata una scelta cinica la nostra, ma la volontà di raccontare un po’ di noi. In Inghilterra il calcio femminile si è affermato da pochissimo mentre in America ormai da diversi anni».