La Shoah con gli occhi di un bambino. I disegni di un piccolo deportato diventano un’animazione: THE LAST FLIGHT OF PETR GINZ

“Non ho mai letto nulla, nei suoi scritti, che facesse trasparire la sua paura o preoccupazione. Perché tutto ciò che scriveva nei suoi diari, serviva per ricordare i fatti, non i sentimenti. Non aveva bisogno di trascrivere i suoi sentimenti, perché li ricordava; erano i fatti che aveva paura di dimenticare.”

(Eva Ginz Pressburger, sorella di Petr)

The Last Flight of Petr Ginz, toccante documentario vincitore del Jerusalem International Film Fest, è stato diretto da Sandra Dickson e Churchill Roberts e rilasciato nel 2013.

La storia raccontata è quella di Petr Ginz, ragazzo cecoslovacco che documentò nel suo diario l’occupazione nazista di Praga, iniziata quando aveva appena dodici anni. A quattordici, Petr venne deportato nel campo di concentramento di Theresienstadt, una struttura di internamento utilizzata dalle forze tedesche per raccogliere prigionieri da indirizzare poi ai campi di sterminio. Qui Petr continuò a scrivere, e realizzò  meravigliosi schizzi, molti dei quali rappresentavano la realtà del ghetto. A soli sedici anni, la sua storia terminò con la deportazione ad Auschwitz.

Un talento straordinario, in grado di descrivere attraverso racconti e immagini una realtà complessa, crudele e insensata, vista con gli occhi di un ragazzo incredibilmente precoce e costretto a crescere in fretta.

Nel documentario The Last Flight of Petr Ginz si è scelto di raccontare la sua storia attraverso i suoi scritti e la sua arte. La voce narrante è quella di Petr, che giorno dopo giorno riversa nel suo diario i suoi pensieri e le sue considerazioni sulle condizioni di vita sempre più insostenibili a cui il suo popolo è costretto a sottostare. Anche i suoi disegni, originali e espressivi, hanno preso vita grazie al lavoro di un team di animatori che ha trasformato le opere di Petr in un racconto visivo della sua esperienza nel campo. Il documentario riporta anche fotografie dell’epoca e la testimonianza della sorella, Eva Ginz Pressburger.