Intervista a Valerio Oss, produttore esecutivo e supervisore degli effetti speciali di MILA

In occasione della 18esima edizione di View Conference, il festival internazionale della computer grafica e degli effetti speciali, abbiamo avuto modo di scoprire un progetto davvero sorprendente, Mila. Cortometraggio d’animazione ambientato a Trento, scritto e diretto da una grande professionista dell’animazione internazionale, Cinzia Angelini (tra i suoi lavori ricordiamo Cattivissimo Me 3, MinionsBolt, Spirit, El Dorado, Il principe d’Egitto). In veste invece di produttore esecutivo Valerio Oss, altro grande professionista italiano, fondatore della Pixel Cartoon di Trento, noto anche per aver lavorato a Harry Potter e i doni della morte. Per scoprire di più su Mila, abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui.

Iniziamo subito con Mila. Come sei entrato a far parte del progetto?

Conosco Cinzia Angelini da circa 25 anni perché abbiamo fatto insieme una scuola di animazione a Milano. Lei è poi partita per lidi inglesi e americani, io invece sono rimasto in Italia ancora per un po’. Quando ha avuto l’idea per questo progetto ha deciso di coinvolgermi e allora abbiamo cominciato a parlarne. Così è partito tutto.

Partecipi al progetto in qualità di produttore esecutivo e supervisore degli effetti speciali

Esatto. Ho pensato che potesse essere una buona idea per il progetto avere una sede fissa: la Pixel Cartoon a Trento. Come sapete, il progetto ha coinvolto professionisti da tutto il mondo e non è stato sviluppato in un unico studio d’animazione. Ma un posto dove mettere i file e poter gestire alcune cose era necessario.

Come funziona a livello lavorativo questa collaborazione internazionale?

E’ complicato, molto complicato. Non tanto per l’internazionalizzazione del progetto, che alla fine è solo una questione di fusi orari e di coordinazione, quanto perché si tratta di un progetto basato sul volontariato. In una catena di produzione cinematografica, e in particolare di animazione, ogni step implica di passare del materiale allo step successivo. Se questo non avviene perché qualcuno è intasato di lavoro e non può consegnarci il suo pezzo, si allungano i tempi e si ferma un po’ tutta la catena produttiva, ed è per questo che stiamo andando avanti da tanto tempo.

 

Però è un progetto ambizioso e il volontariato ne è il cuore

Esatto. Perché in realtà la cosa più importante resta il messaggio che vogliamo far passare, ovvero la necessità di riflettere  a proposito del tragico coinvolgimento dei bambini nelle guerre, passate e attuali. Alla fine è tutto lì il cuore del progetto. Se riusciamo anche solo a sensibilizzare qualche persona in giro per il mondo contro queste cose orribili l’obiettivo sarà raggiunto. E in questo l’animazione è un bellissimo strumento che riesce a raccogliere tante sfaccettature diverse.

Quanto ha influito, a livello personale, che la storia sia ambientata a Trento? Sia tu che Cinzia avete un legame particolare con la città

Sì, io vivo ancora lì e Cinzia è legata a Trento perché sua madre ha vissuto in questa città l’esperienza della guerra, e appunto dalle storie che raccontava a Cinzia è nata l’idea alla base di Mila. Il fatto che la storia fosse ambientata nel posto dove vivo mi ha ovviamente coinvolto fin da subito, ed è stato anche molto utile ai fini della creazione delle ambientazioni visto che abbiamo dovuto modellare gran parte della città in 3D. Serviva quindi qualcuno che la conoscesse bene perché si è deciso di ricostruire Trento sia prima che dopo i bombardamenti del settembre del ‘43, quando è ambientata la storia.

Tra l’altro, una cosa interessante del nostro corto è che non vuole parlare di questa guerra nello specifico, identificando dei buoni e dei cattivi. Si parla della guerra in generale. Quando, per esempio, arrivano i bombardieri, abbiamo deciso di non fare distinzioni tra americani, tedeschi, ecc.. Un bambino non capisce i motivi di una guerra ma ne subisce le conseguenze.

Invece cosa pensi della situazione dell’animazione in Italia? Siamo in un periodo in cui si sta andando verso qualcosa di buono, nonostante tutti i problemi?

Forse sì, qualcosa di buono all’orizzonte si comincia a vedere. Abbiamo passato un bel periodo buio, per tanti e tanti anni. L’animazione 2D aveva avuto anche un suo perché negli anni ‘90, per esempio con lo studio Bozzetto, nel quale ho lavorato, purtroppo nella sua fase finale, quando si lavorava esclusivamente su commercial e spot pubblicitari e non c’era più la grande creatività di Vip o West and Soda, i grossi film d’animazione che ha fatto Bruno. Da lì in poi si è chiuso un po’ tutto, c’è stato qualcosa qui a Torino, ma niente di che.

Adesso, forse, possono emergere più gli studi piccoli rispetto alle grandi realtà che vogliono tanto emulare Dinsey e Pixar e non ce la faranno mai. Poi ci sono nuove opportunità di finanziamenti statali per l’animazione a partire dal prossimo anno. Quindi speriamo che qualcosa nasca.

Spostandoci allora dall’Italia a Londra. Parlami della tua esperienza alla Union FX

Lì è stato un bel periodo, nel senso che ci sono state sfide molto complesse, lavorando a film come Harry Potter e i doni della morte. Tante sfide difficili che ti danno tantissima soddisfazione, a differenza di quello che si riesce a fare in Italia.

Io adesso lavoro come supervisore degli effetti di alcuni film italiani. Però per cultura cinematografica noi non abbiamo quei tipi di film, pieni di effetti, e quindi ci troviamo a fare delle cose marginali per le produzioni italiane. Quindi è bello anche ogni tanto spiccare il volo, anche se prima o poi la vita ti porta a fare delle scelte. Una scelta ad esempio è trasferirsi definitivamente all’estero, come ha fatto Cinzia, che ha la sua vita e la sua famiglia lì. Ma fare il pendolare avanti e indietro alla lunga può diventare complesso e faticoso. Bisogna valutare anche questi aspetti.

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Per concludere, qual è stato il percorso che ti ha portato a fare ciò che fai oggi?

Sono partito come sviluppatore di software, perché ho una formazione scientifica. Poi la mia passione per il disegno, l’animazione ecc mi ha portato a fare la scuola di fumetto e a collaborare con Marvel, Disney e altri.

A quel punto, piano piano, ho messo insieme le due cose: la grafica 3D e il disegno tradizionale. Molte mie copertine, per esempio alcune della Marvel, utilizzavano un mix di queste tecniche. La tecnologia e l’arte. In seguito mi sono spostato nel mondo degli effetti speciali, e forse è stata la mia formazione che mi ha permesso di sfondare un po’ di più in quel mondo. Però, perché no, anche il contrario. Bisogna avere una mente aperta, perché purtroppo da noi non c’è la possibilità di concentrarsi su un unico settore.

Simone Buzzi Reschini