Promare – recensione del film dello studio Trigger

Inquietanti fenomeni si manifestano in giro per il mondo: in alcune persone iniziano a verificarsi fenomeni di autocombustione, e i malcapitati prendono fuoco, diffondendo le fiamme e  distruggendo tutto ciò che hanno intorno. Questi soggetti, umani che hanno subito una sconosciuta mutazione genetica, vengono soprannominati Burnish: dentro di loro ardono delle fiamme che devastano ciò che li circonda, lasciandoli indenni. 

I protagonisti della storia sono, naturalmente,  pompieri: una squadra speciale chiamata Burning Rescue specializzata nello spegnere incendi Burnish. 

Così inizia Promare, attesissimo lungometraggio dello studio Trigger per la regia di Hiroyuki Imaishi che Il 3, 4 e 5 febbraio arriverà nei cinema italiani grazie a Nexo Digital e Dynit.  Noi abbiamo potuto vederlo in anteprima, e ne siamo rimasti alquanto perplessi!

Arresto di Lio

Date le premesse, non ci aspettavamo un film particolarmente entusiasmante, ed eravamo già pronti per l’ennesimo lungometraggio a tema mecha pieno di combattimenti mozzafiato senza grandi pretese. E in effetti, per certi versi è proprio così; i protagonisti della storia sono i classici personaggi stereotipati presenti ormai in un’infinità di anime, con una personalità che si può semplificare in qualche parola: la scienziata pazza, il ragazzo di buon cuore ma impulsivo, ecc. Ma quello che lascia l’amaro in bocca è che, come spesso succede in questo tipo di prodotti, ci sono diversi spunti veramente interessanti che non vengono sufficientemente approfonditi

Lio e il suo fuoco

L’attacco della storia non potrebbe essere dei più tragici: una società in ginocchio, un gruppo di individui che diventano una minaccia contro la loro stessa volontà e sono quindi trattati come degli appestati, corruzione…Viene naturale, almeno all’inizio, prendere a cuore la sorte di queste persone. Tuttavia, l’intento del film è evidentemente quello di bypassare gli aspetti drammatici, su cui naturalmente si sarebbe dovuto lavorare di sceneggiatura per affrontare temi etici di un certo livello. L’obiettivo è ridurre tutto a una banale lotta buoni-cattivi, con un colpo di scena scontato dal primo secondo di film, molteplici buchi di trama, tenendo sempre salda la sensazione di essere dentro una sorta di commedia post-apocalittica. Sia chiaro, non è che temi di questo tipo non possano essere trattati con irriverenza, umorismo, satira, o commedia. L’importante è riuscire a far emergere questa componente, altrimenti si ottiene solo un prodotto superficiale adatto per passare il tempo e intrattenersi con combattimenti mozzafiato.
Burning Rescue

Promare, va detto, cerca spesso di sbloccare la monotonia con dei momenti di autoironia che lo rendono diverso e più scorrevole rispetto a molti altri prodotti dello stesso tipo: in particolare il protagonista, Galo, che non viene preso sul serio dalla maggior parte dei personaggi. Ma questo aspetto si sarebbe dovuto potenziare molto di più, per dare carattere a un film che purtroppo arriva al finale senza averci realmente lasciato qualcosa.

Ma veniamo all’aspetto visivo: c’è sicuramente molta ricerca stilistica in questo film, dal massiccio uso di 3D con un cel-shading quasi volutamente “grezzo”, alla palette cromatica. Tutto il film ha tinte fluorescenti e pastello, visivamente accattivanti, e intonate alle fiamme emanate dai Burnish, in stile quasi low poly e di un originale colore lilla. Sicuramente una cifra distintiva, che rende questo prodotto visivamente originale, anche se a tratti un po’ disturbante, specie nelle lunghe sequenze di combattimento.

Insomma, Promare non ha esattamente “fatto ardere la nostra anima”, ma è comunque piacevole per chi ama il genere e non ha troppe pretese! Se siete intrigati, vi aspetta al cinema il 3, 4 e 5 febbraio!