Vi presento… Winnie the Pooh

Prima c’era la guerra, poi arrivò Winnie the Pooh – È suppergiù questa la spiegazione che la tata Olive dà al piccolo Christopher Robin nell’ultimo prodotto della 20th Century Fox. La domanda è semplice e, nonostante siano passati  quasi cento anni dalla pubblicazione del primo racconto, ancora sorprendentemente attuale: perché Winnie the Pooh piace così tanto? Cos’ha  di tanto speciale quell’orsetto imbottito d’ovatta da incantare milioni, miliardi di persone in tutto il mondo?

L’uscita nelle sale di Vi presento Christopher Robin (Goodbye Christopher Robin), diretto da Simon Curtis, è la dimostrazione che l’interesse per il personaggio di Winnie è tutt’altro che svanito. È vero che, come altri film sui generis (si pensi a Neverland – Un sogno per la vita di Marc Forster), poggia la sua trama sulle vicende umane che hanno portato alla sua creazione e alla sua fama, tuttavia non sarebbe stato realizzato se Winnie non avesse costituito un importante caso letterario e cinematografico.

Grazie a Walt Disney e alle numerose declinazioni in cui ha trasposto l’opera (come sappiamo, non solo nel film del 1977), l’orsetto e le sue avventure nel Bosco dei Cento Acri sono entrati nell’immaginario di ogni bambino nato dagli anni ’80 in poi. E anche se per alcuni è solo un lontano ricordo perso nella foschia della prima infanzia, per altri è il modo per tornare ad essa, ad un mondo in cui la paura e il dolore non esistono.

CHI È POOH? – Winnie the Pooh è proprio come quella foschia: inafferrabile, indefinibile, è un personaggio che sembra scaturire direttamente dalla mente di un fanciullo, senza intermediazioni. Complesso nella sua semplicità e nella sua disarmante autenticità, Pooh è IL bambino per eccellenza. Lui è l’innocenza, l’ingenuità, ma anche la curiosità eterna che tutti i bambini hanno. Ti si presenta così com’è, senza preavvisi né spiegazioni, e si aspetta che tu lo prenda sul serio qualunque cosa dica.

«Non puoi chiamarlo Winnie?»

«No»

«Ma se hai detto…»

«Lui è Winnie-ther-Pooh. Non lo sai cosa vuol dire ‘ther’

«Ah, sì, adesso lo so.» dissi subito; e spero che lo abbiate capito anche voi, perché questa è l’unica spiegazione che otterrete.

Così riporta il povero Milne nelle prime pagine di Winnie-the-Pooh (1926). In realtà, sembra che “Winnie” derivi da un orso omonimo nello Zoo di Londra, luogo in cui spesso padre e figlio si recavano, mentre “Pooh” da un cigno che Christopher Robin possedeva. Sulla ragione per cui abbia chiamato così quel cigno, o su quale dei due nomi sia arrivato per primo, Milne non dà che fugaci risposte. Ma in fin dei conti non ne abbiamo bisogno.

“È solo un orsacchiotto stupido che fa cose stupide e assurde” si potrebbe pensare. Tuttavia, guardandolo con occhio più attento, si possono scorgere i molti insegnamenti che le sue piccole grandi avventure comunicano, morali fondamentali per ogni bambino che un giorno sarà un adulto. Forse sono proprio loro che costituiscono l’universalità di Winnie the Pooh e, per certi versi, la sua apparente immortalità.

PENSA, PENSA, PENSA…Pooh è un personaggio che prima di essere capito, deve essere sentito. Per un adulto è più difficile immedesimarsi, perché non possiede più quella meraviglia per le piccole cose che invece impernia l’orsetto. Pooh vede ancora la luce del mondo, ovunque, anche dove gli adulti non la vedono più, riuscendo a trovare il lato positivo di qualunque situazione. Tuttavia, non ha sempre la testa tra le nuvole: più volte lo vediamo recarsi nel suo “Posticino Riflessivo” per “pensare nel modo più pensieroso in cui riusciva a pensare”. È difficile non vedere in questa peculiarità un incoraggiamento al ragionare: non solo quando si deve risolvere un problema, ma anche semplicemente per tenere la mente allenata e non cadere nell’apatia.

winnie de pooh

IL VALORE DELLA GENTILEZZA – La generosità nell’aiutare chi ha bisogno è un tema costante in tutta l’opera, contrapposta alla condanna delle cattive condotte. Le vicende di Winnie the Pooh comunicano che tutto prima o poi ritorna al mittente: Pimpi per aver ceduto la sua casa a Uffa non solo viene acclamato come un eroe, ma viene accolto da Pooh; allo stesso modo Tappo, per aver tentato di far perdere Tigro, si perde a sua volta nella foresta. Ad essere generosi, sinceramente generosi, si guadagna sempre, tuttavia Pooh insegna che non bisogna approfittare: per aver abusato della gentilezza di Tappo viene punito, restando incastrato nella porta della sua tana.

STIMA PER SE STESSI – Il portatore di questo valore non può che essere l’esuberante Tigro. È l’unico personaggio oltre a Winnie the Pooh a possedere una canzone sua, la quale non a caso recita che “l’importante è che al mondo di TIGRI ci son soltanto me!”. Lui è consapevole della propria anomalia rispetto agli altri abitanti della foresta, ma invece di vergognarsene la rende il suo punto di forza, esalta la sua unicità senza il timore di essere giudicato.

Tuttavia anche in questo caso c’è il rovescio della medaglia. L’autostima è fondamentale, ma non deve essere confusa con il narcisismo: Tigro spesso pecca di superbia e, come spiegato nel precedente paragrafo, ne paga le conseguenze.

Tigro_e_Winny-Puh_a_tu_per_tu

ACCETTAZIONE DELLA DIVERSITÀ – Se da un lato è importante accettarsi per ciò che si è, dall’altro bisogna imparare a non rifiutare qualcuno che è diverso da noi. La diversità non deve essere esclusa, ma accolta, perché confrontandoci con il diverso possiamo scoprire cose su noi stessi che nemmeno sospettavamo. L’esempio perfetto è dato da Tappo: colui che più di tutti odiava i salti di Tigro scopre di avere “proprio i piedi adatti” al salto.

L’IMPORTANZA DELL’AMICIZIA – Non può esserci un film Disney senza la valorizzazione degli amici, componente fondamentale nella vita di ogni essere umano. Il finale del film è completamente impregnato di essa, con una particolare aggiunta: non è necessario fare chissà che cosa con il proprio amico, è sufficiente l’essere insieme, lo stare bene anche senza fare nulla. La vera amicizia inoltre resiste anche nella lontananza: anche se Christopher Robin non potrà tornare nel Bosco per un po’, Pooh continuerà ad aspettarlo in quel loro luogo speciale, senza dimenticarlo mai.

TheManyAdventuresofWinniethePooh-EndingSequence

È proprio su quest’ultimo punto che verte tutta l’opera sul dolce e sciocco orsacchiotto: nonostante la particolare eterogeneità degli abitanti del Bosco dei Cento Acri, l’amicizia creatasi tra loro è solida e profonda, colma di quella tenerezza che solo l’infanzia può possedere. Una tenerezza ed un incanto che anche noi adulti, sforzandoci, possiamo ancora trovare dentro di noi.

 

Giulia Giunta