Le 5 ragioni per cui Samurai Jack è un cult degli anni ’00

Molto tempo fa in una terra lontana io, Aku, il maestro delle tenebre, scatenai le terribili forze del male. Ma uno stupido guerriero samurai, brandendo una spada magica, si fece avanti per combattermi. Prima che potesse sferrare il colpo decisivo, io aprii una porta nel tempo e lo scaraventai nel futuro, dove la mia malvagità è legge. Ora, lo sciocco tenta di ritornare nel passato e contrastare il realizzarsi del futuro creato da Aku.

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Questa la premessa di Samurai Jack, piccolo capolavoro di animazione, andato in onda su Cartoon Network dal 2001 al 2004, creata da Genndy Tartakovsky, autore, tra le altre cose, del Laboratorio di Dexter e di Star Wars: Clone Wars. Una serie assolutamente unica nel suo genere, sia per lo stile dell’animazione che per i suoi contenuti: un’opera originale e ambiziosa, che, nonostante fosse inizialmente indirizzata al pubblico infantile del canale che l’ha trasmessa, è in grado di soddisfare i palati più sopraffini degli appassionati di animazione. Di seguito le ragioni che la rendono senza ombra di dubbio una serie cult degli anni 2000.

 

Lo stile visivo

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Samurai Jack si contraddistingue per uno stile inconfondibile, molto dettagliato, scevro di linee di contorno e basato sul principio del masking. In maniera simile alle altre serie di Cartoon Network degli anni ‘90, personaggi e ambientazioni sono rappresentati con tratti molto semplici, quasi caricaturali. Questa semplicità però è in grado di dare forte risalto a disegni formidabili, che dipingono gli scenari più disparati, con un’invidiabile cura per il dettaglio e un estro artistico degno di una graphic novel. Dichiarata è infatti l’influenza di fumetti come Ronin di Frank Miller, sia nel disegno che nella trama.

 

La colonna sonora

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Ad accompagnare lo stile visivo, c’è una colonna sonora avvolgente, che si adatta all’ambientazione e al momento dell’azione, mischiando insieme elementi di musica tradizionale orientale con quella elettronica moderna. Un mix che cattura alla perfezione l’anima della serie e che immerge lo spettatore nelle sue atmosfere. La musica ha poi il ruolo fondamentale di scandire il ritmo tambureggiante dell’azione, specialmente nei combattimenti, nei quali, insieme agli elementi grafici, contribuisce a dare un senso di epicità alle imprese di Jack.

 

I combattimenti

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Uno dei pezzi forti di Samurai Jack sono senz’altro le lunghe sequenze di combattimento che, a differenza della gran parte dei cartoni animati (specialmente gli anime), sono quasi sempre prive di dialoghi. Questo consente di concentrarsi esclusivamente su un crescendo che vede Jack scontrarsi con orde di nemici in coreografie complesse e mozzafiato. Con l’utilizzo di split screen e di primissimi piani viene creata una forte tensione, che si sprigiona poi nei colpi della katana magica forgiata dai tre dei Odino, Ra e Rāma.

 

L’umorismo

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Apparentemente molto seria sia nella forma che nei contenuti, Samurai Jack nasconde una buona dose di umorismo, che spesso scaturisce dai luoghi e dai personaggi che il protagonista incontra nel suo viaggio. L’ambientazione futuristica, piena di animali parlanti, alieni e strane creature, consente alla serie di inserirsi sulla stessa linea di humor assurdo e spiazzante che contraddistingue le altre serie di Cartoon Network di quegli anni.

 

La sigla e i titoli di coda

Nessuna serie cult può dirsi tale se priva di una sigla indimenticabile. Quella di Samurai Jack è cantata da (squillo di trombe) will.i.am e nella sua semplicità recita così: “Gotta get back, back to the past, Samurai Jack! Whachaa!”. Questa frase rappata su un motivetto vagamente orientaleggiante è la più adatta cornice agli episodi della serie e la perfetta conclusione per questo articolo.

Simone Buzzi Reschini